Cominciò un cacciatore nomade arabo qualche migliaio di anni fa, ad avere per primo l’idea di usare un paio di rametti e di attorcigliarci sopra un filo per lavorare una specie di tessuto; lo proverebbe l’analogia delle maglie con i nodi scorsoi delle trappole primitive che a quei tempi si usavano per prendere gli animali. Qualcuno, agli albori dei tempi, in Arabia volle provare a tosare un montone, filarne il vello e intrecciare il filo con i bastoncini. E fu la maglia.

Dall’Arabia i nomadi la portarono nel Tibet e poi in tutta l’Asia. Dall’Asia, sempre con gli arabi, passò in Spagna, da qui in Italia e in tutta Europa; circolano al proposito bellissime leggende; forse Penelope riusciva a fare e disfare con facilità il proprio lavoro aspettando Ulisse perché era fatto a maglia; se fosse stato a telaio sarebbe stato impossibile rifarlo in breve tempo. Sembra che i marinai scozzesi, ebbero l’idea di fare i loro storici maglioni solo dopo aver visto come passavano il tempo in naufraghi dell’invincibile Armada. Da allora il lavoro a maglia si snoda in tutto il mondo come una filastrocca, con le sue ripetizioni, i suoi diritti e rovesci che sembrano raccontare una favola; la favola del filo che prende forma e che diventa quello che volete voi.

La carrellata di immagini racconta solo brevemente la storia e i percorsi.